martedì 15 ottobre 2013

Un ridente quartiere: il Bronx

Quando veramente il verde aiuta ad uscire dal degrado. Da uno dei quartieri con la peggiore fama del mondo occidentale, escludendo cioè gli slum di Africa e Sud-America, dove domina il grigiore o peggio la disgregazione sociale e la criminalità.
Stephen Ritz è insegnante nel duro South Bronx di New York, ma con energia ed entusiamo da vendere, insieme ai suoi studenti, coltiva rigogliosi giardini per il cibo, per la vegetazione e per creare posti di lavoro. Un gruppo talmente affiatato e professionale che è stato in grado nel tempo di specializzarsi e realizzare anche giardini verticali.
Di seguito il video della presentazione da TED Talks.







In caso di difficoltà a visualizzare direttamente, il video è disponibile a questo link.

Lasciate un vostro commento al video, anche in forma anonima.


venerdì 13 settembre 2013

Occupazione verde: lavoro e decoro urbano

Crisi economica e crisi occupazionale sono parole che sentiamo ripetere svariate volte nel corso della nostra giornata. Parole che sedimentano nelle coscienze e in alcuni casi generano una sensazione di impotenza e decadenza. Come singoli e come collettività, forse anche come nazione.
Non è difficile vedere tutto nero in questi momenti che stiamo vivendo. Forse un tocco di verde ci può aiutare a risolvere in parte entrambi i problemi, creando occupazione e migliorando la qualità della vita.
In questo senso, segnaliamo un'iniziativa del Comune di Parma che affiderà ai disoccupati la gestione delle aree verdi, tramite l'affidamento a cooperative sociali dei lavori di ripristino e piccola manutenzione nei parchi urbani e negli spazi gioco delle aree verdi, in funzione anti degrado. Un'ottima occasione per creare posti di lavoro, anche se temporanei, e sensibilizzare la popolazione al rispetto e alla cura degli spazi di qualità della propria città.

Il comunicato stampa completo nel sito ufficiale del Comune.
 impiegati per la manutenzione del verde urbano


lunedì 2 settembre 2013

Giardini in movimento. Letteralmente.

Qualcosa che va al di là delle idee proposte da Gilles Clément. Più che un concetto di filosofia naturale da applicare alla gestione di un giardino, questo che vi presentiamo è un giardino che letteralmente si muove, in quanto installato su un autobus di linea. Al di là della curiosità e delle implicazioni decorative o ecologiche tutte da valutare, questa iniziativa, denominata PhitoKinetic, offre un interessante spunto di approfondimento tecnico.
Nella realizzazione sono state usate varie tecniche e tecnologie che vanno dall'uso di griglie e bande di inox perforato, all'isolamento ottenuto con poliurea spruzzata direttamente sui materiali; o ancora dallo strato idroponico fino al riutilizzo dell'acqua di condensazione dell'impianto di condizionamento del veicolo per l'irrigazione.
Vi consigliamo di prendere visione del video che riprende le fasi di realizzazione del prototipo, riportato di seguito.


Per ulteriori approfondimenti è possibile visitare il sito del progetto a questo link.

mercoledì 12 giugno 2013

Istanbul: dagli alberi alle proteste


Probabilmente il verde di Piazza Taksim è stata solo  la scintilla iniziale degli scontri, ma resta singolare il fatto che un sollevamento popolare così ampio e tenace abbia trovato la sua forza aggregante nella difesa di alberature urbane.
Le proteste hanno come fine ultimo la politica autoritaria del governo turco, ma questo centralismo decisionale ha trovato un opposizione altrettanto dura su un argomento "urbanistico".


Una breve sintesi per chi non ha potuto seguire i fatti di cronaca. Nel centro di Istanbul un gruppo ristretto di manifestanti ha iniziato da alcuni giorni l'occupazione del centralissimo Gezi parki  vicino alla piazza Taksim, per protestare contro la programmata  distruzione del parco  ed abbattimento dei circa 600 alberi presenti, vero e prorprio "polmone verde" nel congestionato centro urbano della capitale turca. La polizia è intervenuta con i gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti che chiedono al premier Erdogan di fermare il progetto. Il premier turco in risposta ha intimato ai manifestanti di fermare «immediatamente» la protesta «per evitate ulteriori danni ai visitatori, ai pedoni e ai commercianti». Il capo del governo ha ribadito che non ritirerà il mega progetto urbanistico all'origine delle proteste, che prevede la demolizione del Gezi Parki per la realizzazione di un centro commerciale e uno culturale, oltre al rifacimento di una caserma militare ottomana. Senza entrare nel merito delle ragioni politiche che hanno fatto allargare la protesta anche ad altri temi, convogliando nella piazza raggruppamenti di protestanti molto più numerosi di quelli iniziali, resta da evidenziare come la scintilla della protesta stessa sia stata la difesa di alberi urbani.

Migliaia e migliaia di persone appartenenti a tutte le fasce d’età, di diverso colore politico, di diversa etnia, di diverso livello d’istruzione ed estrazione sociale. Un popolo che afferma la propria libertà di espressione con determinazione. Si può condividere o meno, ma è sicuramente apprezzabile, per chi si occupa di paesaggio,  che questa esigenza nasca (anche) dalla volontà di dire la propria sull'assetto urbanistico della propria città. Ancora più apprezzabile che ciò avvenga in nome della difesa del verde urbano.

Il cartello nella foto chiede: What if they tried to demolish Central Park (New York), Hyde Park (London) or Tiergarten (Berlin) to build a mall?
Ovvero: cosa sarebbe successo se avessero tentato di demolire un parco  per costruire un centro commerciale, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna o in Germania?
Noi aggiungiamo e ci chiediamo: cosa sarebbe successo se fosse accaduto in Italia?